"Il mondo è davvero pieno di pericoli, e vi sono molti posti oscuri; ma si trovano ancora delle cose belle, e nonostante che l'amore sia ovunque mescolato al dolore, esso cresce forse più forte"
J. R. Tolkien

lunedì 29 settembre 2008

Leo Gullotta porta Pirandello al Teatro Eliseo con “Il piacere dell’onestà”

Leo Gullotta, pluripremiato attore di teatro e di cinema, apre la stagione dell’Eliseo di Roma con “Il piacere dell’onestà”, dopo aver riscosso grande successo in tutta Italia con un altro testo pirandelliano “L’uomo, la bestia e la virtù”.
La prima sarà il 14 ottobre e le rappresentazioni si susseguiranno fino al 16 novembre.

Signor Gullotta, non è la prima volta che porta in scena Pirandello.
“Tre anni fa, quando l’Eliseo mi chiese una collaborazione il regista Fabio Grossi mi propose il testo “L’uomo, la bestia e la virtù”. Mi interessò moltissimo il tema portante di quell’opera, ovvero la riflessione sull’ipocrisia, il perbenismo borghese e la diversità. Il lavoro ebbe un grossissimo successo e, dopo tre anni, l’Eliseo ha chiesto un nuovo progetto e si è pensato di riavvicinarsi a Pirandello perché questo autore ha saputo leggere il disfacimento di questa nostra società attuale.”

Il valore e appunto il piacere dell’onestà è il tema centrale: il protagonista, Angelo Baldovino, finisce per immedesimarsi nel ruolo dell’onesto e sostenerlo in modo radicale.
“Nel lavoro di Pirandello emerge come l’onestà sia ormai una favola, per tutti qualcosa di negativo, chi la abbraccia diventa un diverso. L’arrivo di Angelo Baldovino in una famiglia borghese, con tutti i suoi problemi, innesca un meccanismo. Angelo Baldovino diventa alieno ai loro occhi, che guardano la superficialità, e finisce per mettere spietatamente a nudo la disonestà di tutti gli altri.”

C’è una figura o un elemento al quale si è riallacciato per costruire il suo personaggio, appunto Angelo Baldovino?
“Mi accosto sempre ad ogni lavoro appunto con onestà, cercando di capire ciò che il personaggio e la storia dicono e portarlo al pubblico, farlo diventare semplice, per prendere proprio il pubblico quasi per i capelli e farlo salire all’interno dell’opera. Cerco di fare il pubblico partecipe e coinvolgerlo. L’attore è un clown e deve essere disposto per sua struttura a spogliarsi continuamente e a vestire panni diversi. La sfida e la fascinazione è nello spessore dei personaggi che affronto. In questo caso Angelo Baldovino, che accetta di sposare una ragazza di buona famiglia che aspetta un bambino da un uomo maritato, un marchese. Per salvare la rispettabilità di tutti pare serva un pupazzo, ma l’uomo entra nella casa con il piacere dell’onestà nonostante la sua passata disonestà. Nella visione pirandelliana il protagonista accettando il ruolo dell’onesto, assume il colore del diverso in una fauna di anime mostruose, facendo della sua onestà una sfida alle convenzioni di questa famiglia in cui apparire vale più dell’essere. In questa società praticamente immutata, c’è paura della diversità, perché essere onesti significa comunque essere diversi.”

Cosa l’ ha spinta dopo tanti anni a ritornare a fare teatro?
“Viviamo un momento in cui c’è forte necessità da parte del pubblico di bere un’altra acqua, di pensare, vedere. Spero sempre che il pubblico, uscendo dal teatro, si porti qualcosa dentro, una riflessione che risvegli qualche nota. Il teatro e il cinema si scelgono e si sceglie di condividere assieme le ore di spettacolo, di stare insieme perché solo insieme ci si può confrontare. La televisione spesso si subisce, anche se ha fatto crescere il Paese, con l’informazione ma anche con le commedie che si trasmettevano il venerdì sera o i romanzi sceneggiati che hanno fatto conoscere la letteratura italiana e mondiale. Si è poi scoperto che la televisione è un meraviglioso mezzo per entrare nelle case e vendere e tutto si è appiattito e abbassato. Gli ultimi vent’anni hanno voluto abbassare il gusto del pubblico, come a non farlo pensare, perché meno pensa e meno problemi dà. Qualche volta si vedono prodotti di buon livello, ma la televisione dovrebbe trasmettere buon gusto, ampliare l’offerta, soprattutto il servizio pubblico, che potrebbe sfruttare le sue capacità professionali.”

Secondo lei la televisione dovrebbe trasmettere più spesso teatro?
“Il teatro il venerdì sera faceva conoscere attori e opere, lo ricordo personalmente. Da ragazzino che viveva in quartiere che oggi si direbbe a rischio, ho avuto la possibilità di vedere teatro e appassionarmi. Gli adolescenti sono delle spugne e assorbono ciò che hanno attorno e quando parlo di teatro, intendo anche la musica, dalla pop alla lirica. Il teatro può essere punto di riferimento per mettere insieme temi e riflessioni. Basti pensare al successo senza divismi degli incontri con filosofi e storici come il professor Luciano Canfora, con l’astrofisica Margherita Hack… Un consiglio per tutti i giovani è interessarsi, essere curiosi, avere voglia di mettere in comune al di là del solo apparire… E un saluto speciale a tutti i lettori.”

Valeria Radiconcini
pubblicato da www.liberamenteonline.info

4 commenti:

Gonzalo ha detto...

Ah, ma allora siamo della concorrenza!...

la stanza in fondo agli occhi ha detto...

Dipende... A livello universitario ormai sì, la mia specialistica è Luiss... Senza scordarmi però del passato

Blessing Sunday Osuchukwu ha detto...

Il nome dell'attore e quello dell'opera promettono uno spettacolo bello....
Molto interessante!

Anonimo ha detto...

vere le parole di Leo!
ha tutta la mia stima e ammirazione !!!!!!!!!
Eva 84.