"Il mondo è davvero pieno di pericoli, e vi sono molti posti oscuri; ma si trovano ancora delle cose belle, e nonostante che l'amore sia ovunque mescolato al dolore, esso cresce forse più forte"
J. R. Tolkien

martedì 20 maggio 2008

Gomorra


Gomorra di Matteo Garrone è difficile definirlo solo un film. E' un viaggio dall'interno in una realtà strana e difficile, a metà tra neorealismo e giornalismo. La telecamera segue i personaggi, sobbalza passo passo alle loro spalle, la colonna sonora sono le voci e le grida degli abitanti delle Vele di Scampia o la musica neomelodica che esce dagli impianti stereo e dalle autoradio.

Gli interpreti, molti poco più che debuttanti e giovani, non hanno bisogno di caricare la loro parte. Ragazzi innamorati di una vita alla Scarface, un sarto inchiodato tra sottoscala e produzione di merce contraffatta, un ragazzino che nella camorra vede il modo di diventare uomo, un giovane che cerca di farsi strada come segretario tuttofare di uno strano affarista dai mille traffici. A Toni Servillo resta il ruolo dello spregiudicato faccendiere, capace di occultare rifiuti tossici ovunque, anche facendo guidare i camion zeppi di fusti a ragazzini di meno di dodici anni, sbrigativo, affabile, compiaciuto e compiacente.

La pellicola riprende solo alcuni fili della complessa trama che Roberto Saviano dipana nel suo libro sotto gli occhi del lettore, ma con un impatto emotivo innegabile. Se il libro portava dati sul giro d'affari della Camorra,citava nomi, relazioni e personaggi di spicco delle famiglie camorristiche, il film porta dentro le case, nelle fabbriche clandestine, nelle strade dove a dodici anni non si ha paura a maneggiare una pistola. Un inferno a cielo aperto raccontato senza retorica, storie che non sembrano storie perchè troppo simili a una realtà che non ha bisogno di essere romanzata.

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