"Il mondo è davvero pieno di pericoli, e vi sono molti posti oscuri; ma si trovano ancora delle cose belle, e nonostante che l'amore sia ovunque mescolato al dolore, esso cresce forse più forte"
J. R. Tolkien

sabato 21 luglio 2007

Giuseppe Giusti "Sant'Ambrogio"

Una divertente poesia di Giuseppe Giusti





Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco per que' pochi scherzucci di dozzina, e mi gabella per anti-tedesco perché metto le birbe alla berlina,
0 senta il caso avvenuto di fresco A me che girellando una mattinacàpito in Sant'Ambrogio di Milano,in quello vecchio, là, fuori di mano.M'era compagno il figlio giovinetto
d'un di que' capi un po' pericolosi,di quel tal Sandro, autor d'un romanzettoove si tratta di Promossi Sposi... Che fa il nesci, Eccellenza? o non l'ha letto? Ah, intendo; il suo cervel, Dio lo riposi,
in tutt'altre faccende affaccendato,a questa roba è morto e sotterrato.Entro, e ti trovo un pieno di soldati,di que' soldati settentrionali,come sarebbe Boemi e Croati,
messi qui nella vigna a far da pali: difatto se ne stavano impalati,come sogliono in faccia a' generali,co' baffi di capecchio e con que' musi,davanti a Dio, diritti come fusi.
Mi tenni indietro, chè, piovuto in mezzo di quella maramaglia, io non lo nego d'aver provato un senso di ribrezzo, che lei non prova in grazia dell'impiego. Sentiva un'afa, un alito di lezzo;
scusi, Eccellenza, mi parean di sego, in quella bella casa del Signore, fin le candele dell'altar maggiore. Ma, in quella che s'appresta il sacerdotea consacrar la mistica vivanda,
di sùbita dolcezza mi percuotesu, di verso l'altare, un suon di banda.Dalle trombe di guerra uscian le notecome di voce che si raccomanda,d'una genteo che gema in duri stenti

e de' perduti beni si rammenti.Era un coro del Verdi; il coro a DioLà de' Lombardi miseri, assetati;quello: "0 Signore, dal tetto natio",che tanti petti ha scossi e inebriati.
Qui cominciai a non esser più ioe come se que' còsi doventatifossero gente della nostra gente,entrai nel branco involontariamente.Che vuol ella, Eccellenza, il pezzo è bello,
poi nostro, e poi suonato come va;e coll'arte di mezzo, e col cervellodato all'arte, l'ubbie si buttan là.Ma, cessato che fu, dentro, bel bello,lo ritornava a star come la sa;
quand'eccoti, per farmi un altro tiro,da quelle bocche che parean di ghiro,un cantico tedesco, lento lentoper l'aër sacro a Dio mosse le penne;era preghiera, e mi parea lamento,
d'un suono grave, flebile, solenne,tal, che sempre nell'anima lo sento:e mi stupisco che in quelle cotenne,in que' fantocci esotici di legno,potesse l'armonia fino a quel segno.
Sentia, nell'inno, la dolcezza amarade' canti uditi da fanciullo; il core che da voce domestica gl'impara,ce li ripete i giorni del dolore:un pensier mesto della madre cara,
un desiderio di pace e d'amore,uno sgomento di lontano esilio,che mi faceva andare in visibilio.E, quando tacque, mi lasciò pensosodi pensieri più forti e più soavi.
- Costor, - dicea tra me, - re paurosodegi'italici moti e degli slavi,strappa a' lor tetti, e qua, senza ripososchiavi li spinge, per tenerci chiavi;gli spinge di Croazia e dli Boemme,
come mandre a svernar nelle maremme.A dura vita, a dura disciplina,muti, derisi, solitari stanno,strumenti ciechi d'occhiuta rapina,che lor non tocca e che forse non sanno;
e quest'odio, che mai non avvicinail popolo lombardo all'alemannoo,giova a chi regna dividendo, e temepopoli avversi affratellati 'insieme.Povera gente! lontana da' suoi;
in un paese, qui, che le vuol male,chi sa, che in fondo all'anima po' poi,non mandi a quel paese il principale!Gioco che l'hamo in tasca come noi.Qui, se non fuggo, abbraccio un caporale,
colla su' brava mazza di nocciòlo,duro e piantato lì come un piòlo.

1 commento:

bino capettini ha detto...

questa poesia l´ho studiata in italia,70 anni fa e non l`ho mai piu sentita.oggi grazie a voi ho potuto rileggerlae ricuperare tutta la parte dimenticata e copiarla.GRAZIE,bino capettini